
Io voglio del ver la mia donna laudare (G. Guinizzelli)
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Acerca de esta escucha
Come ha detto Gianfranco Contini, "Io voglio del ver la mia donna laudare" è un repertorio di topoi stilnovistici. Qui compaiono tutti insieme; e da ora in poi torneranno e verranno ripresi dagli altri poeti. Dante stesso definità il dolce stile partendo proprio da questo sonetto. In qualche modo, questo è l'antecedente più vicino al trattamento che Dante riserverà a Beatrice.
Io vogliọ del ver la mia donna laudare
ed asembrarli la rosa e lo giglio:
più che stella dïana splende e pare,
e ciò ch’è lassù bello a lei somiglio.
Verde river’ a lei rasembro e l’âre,
tutti color di fior’, giano e vermiglio,
oro ed azzurro e ricche gioi per dare:
medesmo Amor per lei rafina meglio.
Passa per via adorna, e sì gentile
ch’abassa orgoglio a cui dona salute,
e fa ’l de nostra fé se non la crede;
e no·lle pò apressare om che sia vile;
ancor ve dirò c’ha maggior vertute:
null’ om pò mal pensar fin che la vede.
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