
Giuseppe Casarrubea (1° parte)
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Acerca de esta escucha
Una strage che aveva destato molto clamore, oltre che per l'elevato numero delle vittime, anche per due bambini rimasti uccisi nel corso di quell'azione i cui risvolti non erano chiari. A distanza di quattro mesi dall'evento, la strage verrà attribuita a uomini del bandito Salvatore Giuliano, all'epoca colonnello dell'EVIS, l'Esercito volontario per l'indipendenza della Sicilia, che in combutta con i mafiosi aveva organizzato l'agguato ad inermi cittadini che partecipavano ad una pacifica manifestazione di protesta. Quella sera a Partinico, i sindacalisti s'interrogano per capire quale fosse il movente di quell'assurda strage. O forse, più che il movente, cercavano di comprendere chi aveva sparato sulla folla. Non si trattava infatti del primo agguato in danno di chi si batteva per l'assegnazione delle terre ai contadini. Per questa ragione, erano già caduti sotto il piombo dei mafiosi alcuni sindacalisti. A discutere dinanzi la porta della Camera del Lavoro ci sono Leonardo Addamo, Giuseppe Salvia, Giuseppe Casarrubea e Salvatore Mancuso. Tutti tesserati al Partito Comunista Italiano. Con loro, Salvatore Patti, un simpatizzante del partito comunista. Da lì a poco al gruppetto si aggiungono Vincenzo Lo Iacono e Andrea Mazzurco. Un incontro casuale, visto che i due stanno facendo una passeggiata e si sono fermati a scambiare qualche parola con l'Addamo. Lo Iacono, è anche lui iscritto alla sezione locale del PCI. Presente quella sera, anche lo scrivano della Camera del Lavoro, Patti. Le raffiche di mitra colgono tutti impreparati. A pagare con la vita quell'incontro dinanzi la Camera del Lavoro di Partinico, Giuseppe Casarrubea e Vincenzo Lo Iacono.
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