Episodios

  • L'onniscienza del Buddha (II): Śāntarakṣita e Kamalaśīla
    May 6 2025

    Nel Tattva-saṃgraha, “Compendio dei princìpi” o “delle verità”, Śāntarakṣita affronta il tema dell’onniscienza con un approccio filosofico e critico, inserendolo nel contesto del dibattito interreligioso e inter-scuola dell’India dell’VIII secolo. L’onniscienza del Buddha viene presentata non solo come un’affermazione religiosa, ma come una tesi razionalmente argomentabile attraverso una logica rigorosa. Śāntarakṣita sostiene che, se esistono mezzi validi di conoscenza (pramāṇa), allora è possibile inferire l’esistenza di un essere che li ha perfezionati in sommo grado: il Buddha. Il suo discepolo Kamalaśīla approfondirà poi questa linea nei commentari. L’onniscienza, in questo quadro, diventa il culmine dell’analisi epistemologica e il fondamento dell’autorità dottrinale del Buddha.

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    25 m
  • L’onniscienza del Buddha (I): il canone pali
    Apr 26 2025

    In questo episodio di FilosofIndia, primo di 2, vedremo sinteticamente come l’idea della possibilità dell’onniscienza del Buddha si sia sviluppata a partire dagli strati più antichi del canone pali, e come sia mutata poi all’interno dei testi para-canonici successivi e in ambito abhidharmico, spianando la via alle concezioni di onniscienza adottate nel Mahāyāna, all’interno del quale si situa la riflessione di Śāntarakṣita e del suo allievo Kamalaśīla, vissuti entrambi nell'VIII secolo d. C., ai quali dedicheremo interamente il secondo episodio.

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    18 m
  • Il concetto di karma (II): problemi filosofici
    Mar 21 2025

    Il concetto di karma è uno dei pilastri della filosofia indiana classica e ha dato origine a profondi dibattiti filosofici sulla natura della causalità e della responsabilità morale. Nelle scuole induiste e buddhiste il karma è visto come la legge di causa ed effetto applicata alle azioni morali: ciò che un individuo fa determina le sue future esperienze. Tuttavia, la questione centrale è se questo processo sia regolato da un principio finalista o meccanicista.

    Un’interpretazione finalista del karma implica un ordine morale intrinseco alla realtà, in cui le azioni sono ricompensate o punite secondo una giustizia cosmica. Alcune correnti vedono questa legge come governata da divinità o principi superiori. D’altra parte, un approccio meccanicista considera il karma come una legge impersonale di causa ed effetto, simile a un fenomeno naturale privo di intenzionalità.

    In questo episodio di FilosofIndia esploreremo le diverse concezioni del karma di alcune correnti maggiori della filosofia indiana del periodo classico, mettendo in luce le implicazioni metafisiche ed etiche di ciascuna interpretazione

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    20 m
  • Il concetto di karma (I): prospettive
    Mar 17 2025

    In questo episodio di FilosofIndia vedremo alcune prospettive sul concetto di karma nelle scuole brahmaniche e nel buddhismo, e analizzeremo le diverse interpretazioni del karma, esaminandone le implicazioni dottrinali e le connessioni con la liberazione dal ciclo delle rinascite.

    Il concetto di karma occupa un ruolo centrale nelle scuole filosofiche dell’India classica, fungendo da principio regolatore dell’esperienza umana e della cosmologia morale. Derivato dal sanscrito karman, che significa "azione", il termine indica il nesso causale tra azioni e conseguenze, una legge che trascende la dimensione etica per assumere una valenza metafisica. Ma cosa significa davvero karma? È solo una legge di causa ed effetto? Un destino ineluttabile? O qualcosa di più profondo?

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    23 m
  • L’algoritmo brahmanico. Nyāya (III): le parole e le cose
    Feb 26 2025

    Il Nyāya affronta il problema del rapporto tra le parole e le cose con una teoria epistemologica e semiotica sofisticata. Secondo i Nyāya Sūtra, la conoscenza verbale è un mezzo valido di conoscenza, ma solo se basata su un uso corretto delle parole e su un’autorità affidabile.

    Qui sorge il problema: le parole rappresentano davvero la realtà o sono solo convenzioni?

    In questo episodio di FilosofIndia parleremo brevemente del rapporto tra le parole e le cose secondo la scuola Nyāya, con particolare riferimento al dibattito sui concetti universali, uno dei temi centrali del periodo classico della filosofia indiana. Per il Nyāya, le parole hanno un rapporto non arbitrario con gli oggetti, grazie alla nozione di tātparya (intenzione del parlante) e lakṣaṇā (significazione secondaria). Tuttavia, il significato non è fisso, ma dipende dal contesto e dall'uso. Questo è evidente nell’insegnamento di Vātsyāyana (V sec. d. C.), il cui commento ai Nyāya Sūtra di Gautama (II sec. a, C.) mostra come il linguaggio possa sia rivelare che oscurare la verità. Il problema, quindi, è trovare un equilibrio tra il valore oggettivo delle parole e la loro interpretazione soggettiva.

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    28 m
  • I tre registri del Buddha Dharma - Intervista a Giuseppe Ferraro
    Feb 10 2025

    In questo episodio di FilosofIndia Talks abbiamo avuto il piacere di ospitareGiuseppe Ferraro, al quale abbiamo posto le seguenti domande:

    • Quali sono gli elementi più importanti di rottura e quelli di continuità dell’insegnamento del Buddha rispetto alpensiero dei suoi contemporanei?
    • Nel tuo libro Il buddhismo indiano. Storia di una tradizione filosoficaesponi una teoria che chiami “i tre registri del Buddha Dharma”. Di cosa si tratta?
    • Il concetto di via di mezzo è strettamente connesso a quello di vacuità, che importanza ricoprono questi due concetti nella transizione dal buddhismo del canone pali a quello cosiddetto del “grande veicolo”?
    • Esiste un ambito della filosofia contemporanea per il quale l’approccio riduzionista del buddhismo risulta particolarmente interessante?


    Giuseppe Ferraro si è Laureato in filosofia dell’India presso l’università La Sapienza di Roma, dove è stato allievo di Raniero Gnoli, Corrado Pensa e Raffaele Torella; ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università Federale di Minas Gerais, Belo Horizonte, Brasile, dove attualmente è ricercatore affiliato. È docente di filosofia e storia presso il liceo scientifico italiano parificato “Fondazione Torino” di Belo Horizonte. È Autore di libri e articoli (in inglese, portoghese e italiano) dedicati alla storia del pensiero buddhista indiano e, in particolare, alla filosofia madhyamaka di Nāgārjuna. Nel 2024 ha pubblicato, per Carocci,Il buddhismo indiano. Storia di una tradizione filosofica; nel 2023, per Mimesis,Determinismo e giustizia sociale

    https://ufmg.academia.edu/GiuseppeFerraro






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    57 m
  • La disputa sugli universali: Dharmakīrti critico di Kumārila (terza parte)
    Feb 2 2025

    In questo episodio di FilosofIndia Talks - che fa da seguito alla seconda parte, e conclude la nostra trattazione - vedremo la risposta di Dharmakīrti , il più influente allievo di Dignāga, vissuto intorno al VII secolo dopo Cristo, alle critiche che Kumārila aveva mosso al suo maestro. Kumārila era probabilmente coetaneo di Dharmakīrti, e aveva presumibilmente conosciuto le posizioni di Dignāga leggendo il suo allievo illustre. Le argomentazioni che Dharmakīrti mette in campo, per difendere la teoria del significato degli epistemologi buddhisti dagli attacchi della scuola Mīmāṃsā, rappresentano un interessantissimo esempio del clima filosofico del periodo classico, in cui le dispute tra scuole buddhiste e brahmaniche generano una impressionante serie di nuovi problemi e soluzioni a problematiche tradizionali, come ad esempio il rapporto tra l'unità e la molteplicità, la natura del linguaggio, l'esistenza o meno di un principio unico di ordine metafisico, la natura della conoscenza, la relazione tra i sensi e l'intelletto, l'esistenza del mondo esterno, e così via.

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    39 m
  • La disputa sugli universali: Dharmakīrti critico di Kumārila (seconda parte)
    Jan 24 2025

    In questo episodio di FilosofIndia Talks - che fa da seguito alla prima parte - vedremo in sintesi la critica che nel IV secolo dopo Cristo Dignāga, fondatore della corrente buddhista degli epistemologi, aveva mosso alla concezione realista dei concetti universali della scuola Mīmāṃsā, critica che, nel VII secolo dopo Cristo, genererà una ferma risposta di Kumārila, il quale, nella sua opera di commento ai Mīmāṃsā-sūtra di Jaimini (collocabili nel II secolo a. C.), opera fondativa della scuola Mīmāṃsā, riporta la celebre teoria del significato di Dignāga, e poi la critica punto per punto, con l'intento di affermare la propria concezione metafisica del linguaggio contro quella convenzionalista degli epistemologi buddhisti.

    Nel terzo ed ultimo episodio vedremo la risposta di Dharmakīrti, il più influente allievo di Dignāga, anch'egli vissuto intorno al VII secolo dopo Cristo, alle critiche che Kumārila aveva mosso al suo maestro.

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    29 m
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